Gli insegnamenti matematici e fisici nell’Università di Cagliari (1764-1848)
Nel 1720, all’atto dell’assegnazione della Sardegna ai Savoia conseguente alla guerra di successione spagnola, l’università cagliaritana era una chiara espressione del modello culturale dei gesuiti che ne esercitavano il pieno controllo. A seguito delle politiche riformatrici volute per l’isola da Carlo Emanuele III e dal Ministro Bogino, nel 1764 essa venne rifondata sulla base dell’impianto normativo costruito per l’Università di Torino pochi decenni addietro, col chiaro intento di superare il modello gesuitico. Ebbe cosė luogo un significativo processo di rilancio della cultura matematica e scientifica, e di importazione delle moderne acquisizioni della scienza europea, che nel corso di un decennio produsse una forte crescita dell’ateneo. Questa spinta riformatrice si esaurė con l’avvento al trono di Vittorio Amedeo III, nel 1773, e fino gli anni quaranta del XIX secolo gli insegnamenti matematici, affidati quasi esclusivamente agli scolopi dopo lo scioglimento della Compagnia di Gesų, rimasero esclusivamente propedeutici agli studi medici e legali o finalizzati alla sola formazione di tecnici edili ed agrimensori, ed esclusi da un significativo aggiornamento scientifico. Nel 1840 una nuova serie di provvedimenti voluti da Carlo Alberto getterà le basi per un nuovo e definitivo rilancio delle discipline matematiche che si concretizzerà soprattutto a partire dal 1848, quando con la “fusione” della Sardegna con gli altri Stati di terraferma anche per l’Università di Cagliari verranno adottati i provvedimenti in tema d’istruzione universitaria predisposti per altri atenei del Regno.